DOMANDE FREQUENTI

Nel corso della vita ci si può trovare spesso ad affrontare dei momenti molto faticosi, per eventi esterni o per difficoltà interiori importanti. A volte si possono sviluppare anche dei sintomi, come ansia, depressione, insonnia, disturbi psicosomatici, che rappresentano delle modalità attraverso le quali il nostro corpo e la nostra mente sopravvivono e chiedono di essere ascoltati e compresi.

Se però si considera normale rivolgersi ad uno specialista come può essere il cardiologo se si hanno problemi legati al cuore, non si può dire lo stesso se si prova un malessere di natura psicologica. C’è la tendenza a pensare che il tempo porrà rimedio al problema, che se non si fa da soli si è degli sconfitti e spesso ci si chiude e ci si adatta alle difficoltà personali. 

Andare dallo psicologo viene erroneamente interpretato come “essere matto” o “disturbato”.

Rivolgersi allo psicologo non rappresenta una sconfitta personale, ma, al contrario è ESSERE RESPONSABILI DEL PROPRIO BENESSERE PSICOLOGICO ed è il primo passo verso un cambiamento e verso la soluzione al problema. 

Nel mio lavoro considero problema qualsiasi cosa, accadimento, relazione che rappresenti un ostacolo allo stare bene psicologicamente e che quindi genera una sofferenza. Sofferenza psicologica, ma anche fisica.

Quando ci si consente di rivolgersi allo psicologo, lo sguardo su sé stessi può cambiare: si scoprono risorse sopite o risorse di cui si ignorava l’esistenza e la situazione di malessere e di crisi che si sta vivendo, può diventare l’occasione per una ri-nascita.

Certo, lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale.

Pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, come previsto dal Codice Deontologico della professione psicologica.

Difficile dare una risposta univoca a questa domanda, poiché la durata del percorso dipende dal problema e dalle caratteristiche individuali della persona che giunge in terapia. 

Spesso mi viene chiesto, se possibile, di “risolvere” dei problemi in breve tempo. Prima di tutto bisogna sfatare l’idea che lo psicologo abbia una bacchetta magica in grado di risolvere i problemi degli altri o che possa leggervi nella mente e che quindi con un po’ di sedute possa risolvere il problema che gli è stato portato. Lo psicologo lavora con la persona, e non sulla persona, riparando qualcosa che non va. Questo significa che ha a che fare con la complessità di ciascuno, con la soggettività e individualità che per ognuno è irripetibile. Il percorso di terapia che è stato di beneficio per una persona, non è detto che lo sia per un’altra, proprio perché siamo tutti unici e irripetibili. 

Alcune volte le persone possono trarre benefici anche dopo poche sedute, se per esempio l’obiettivo della terapia è quello di dare sollievo ad un disagio attuale, mentre, se l’obiettivo della terapia è quello di operare ad un livello di modificazione della struttura del carattere, allora è necessario un percorso di più lunga durata.

Per concludere, la durata della terapia è in relazione alla problematica portata dalla persona, all’obiettivo da raggiungere e alle caratteristiche di ciascuno.

Spesso quando le persone chiedono di poter iniziare un percorso di terapia, hanno già in mente quale può essere la loro disponibilità in termini di tempo e di risorse economiche che vogliono/possono mettere a disposizione. Aggiungerei un concetto: tempo e risorse che vogliono mettere a disposizione per sé stessi.

Altrettanto sovente si spaventano se il terapeuta propone una frequenza diversa dalle loro aspettative. La frequenza delle sedute non dipende dalla gravità del problema, ma dal tipo di lavoro terapeutico che si vuole fare.

Se si considera che l’obiettivo di una terapia a stampo psicodinamico non è quello di tranquillizzare il paziente, dandogli un sollievo temporaneo, ma è quello di comprendere il funzionamento mentale dell’individuo, affinché diventi protagonista della propria vita e possa fare scelte più consapevoli non dettate da questioni interiori irrisolte che lo costringono ad un gabbia interna, è più facile pensare che il presupposto a questo lavoro terapeutico sia un’alta frequenza delle sedute, che permette di andare più in profondità.

I costi delle sedute sono variabili in base alla frequenza e alla tipologia del percorso di terapia che s’intraprende. 

Dal momento che penso che sia un diritto di tutti stare bene e permettersi un percorso di terapia per poter pensare al proprio benessere psicologico, sono disponibile a venire incontro alle esigenze delle persone più in difficoltà, così come agli studenti che hanno a disposizione meno risorse economiche.

Per farsi un’idea più generale, si può consultare il Tariffario degli Psicologi.

Generalmente i primi colloqui di consultazione vengono pagati subito al termine degli stessi con assegno, contanti, Bancomat o Carta di Credito.

Una volta iniziato il percorso di terapia, è possibile pagare a fine mese le sedute del mese stesso, sempre con assegno, Bancomat o Carta di Credito. Una volta ricevuto il pagamento verrà emessa fattura per prestazione medico/sanitaria.

Le prestazioni di natura clinica erogate da psicologi sono detraibili nella Dichiarazione dei Redditi (Modello 730 o Modello Unico Persone Fisiche).

Per detrarre il costo della prestazione clinica é necessario pagare con mezzo tracciabile.

Si può consultare la Circolare n. 20 del 13/05/2011 dell’Agenzia delle Entrate per avere una risposta precisa circa la detraibilità della spesa di una terapia psicologica come spesa medico/sanitaria.

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